Nel nostro Paese le crisi industriali sono trattate nei famosi “tavoli di crisi” del Ministero dello Sviluppo Economico dove i vari Ministri pro-tempore o fanno la voce grossa con le imprese (spes...altro...Nel nostro Paese le crisi industriali sono trattate nei famosi “tavoli di crisi” del Ministero dello Sviluppo Economico dove i vari Ministri pro-tempore o fanno la voce grossa con le imprese (spesso internazionali) in difficoltà, chiedendo a realtà aziendali che operano in business maturi o non sono più competitive a causa del sistema Paese, di continuare produzioni con marginalità negative, oppure allettano le imprese con la promessa di nuovi finanziamenti e cassa integrazione a zero ore. Il successo di tali tavoli di crisi è alquanto evidenti a tutti. In Francia esiste una struttura interministeriale ossia il Comité Interministériel de Restructuration Industrielle, nato negli anni 80 per supportare la ristrutturazione industriale dei settori in difficoltà, con il compito, consolidato in quasi 30 anni di attività, simile a quello dei consulenti aziendali incaricati di ristrutturare le imprese in difficoltà sebbene lo Stato Francese non si ponga né come creditore, né come azionista e ancor meno come finanziatore di ultima istanza, ma solo come facilitatore di processi. Il C.I.R.I. svolge un’approfondita analisi dei problemi della crisi aziendale, provvede a redigere un piano aziendale che può essere supportato finanziariamente o dalla filiale di una banca pubblica (come la B.p.i. che fa capo alla Banque Postale) o da nuovi soci o partner individuati in collaborazione con i C.R.P. - Commissaires aux restructurations et à la prévention des entreprises en dificulté (che hanno competenza sulle aziende con meno di 400 dipendenti). Il Comité può inoltre indirizzare le banche ad accordare eventuali proroghe ai crediti già erogati sulla base di piani di ristrutturazione. La rilevazione delle situazioni critiche avviene tramite enti previdenziali e uffici dei servizi tributari da parte della realtà dipartimentali (provinciali) dello stesso C.I.R.I. e attraverso le prefetture. Considerando l’attività svolta, il C.I.R.I. ha un ruolo paragonabile a quello di una società di consulting e appendice di un investment banking.
Nel 2018, su 58 dossier sottoposti al C.I.R.I., 22 hanno avuto esito positivo, 33 erano ancora in fase di istruttoria e solo 3 hanno avuto esito negativo.
In Italia, anziché perdere tempo con tavoli di confronto, task force e stati generali, dovremmo procedere quanto prima alla costituzione di una struttura come quella del C.I.R.I. francese in quanto strumento strategico per le imprese del nostro Paese per affrontare la crisi economica e finanziaria conseguente la pandemia, soprattutto per le incertezze legate alla magnitudo dell’impatto economico e delle difficoltà dimostrate dai nostri policy maker nell’individuare le più adeguate politiche da implementare per favorire la ripresa industriale dopo il parziale blocco della produzione, della riduzione degli investimenti e, in parte, del rallentamento del commercio internazionale.