La querelle del governo e delle forze politiche sul Recovery Plan, sul Mes sanitario non deve distogliere lo Stato e le Regioni dai € 38 miliardi dei 74 programmi italiani 2014-2020 (Por, Pon e Psr)...altro...La querelle del governo e delle forze politiche sul Recovery Plan, sul Mes sanitario non deve distogliere lo Stato e le Regioni dai € 38 miliardi dei 74 programmi italiani 2014-2020 (Por, Pon e Psr) finanziati da Fondo di sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale (Fse) e Fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) che devono essere ancora spesi (€ 29 miliardi sono risorse europee! più del 10% del Recovery Plan). Quasi tutti i programmi hanno raggiunto gli obiettivi di spesa a fine 2020, ma le restanti risorse devono essere spese entro la fine del 2023, pena il disimpegno automatico delle stesse. Dalla stampa finanziaria emerge che, entro il 2023, devono, inter alia, essere spesi a livello nazionale € 2,133 miliardi di PON per le Imprese e competitività, € 0,22 miliardi di PON per le iniziative PMI e € 0,757 miliardi di PON per la ricerca e innovazione, mentre ben 12 Regioni devono ancora spendere risorse per importi superiori al € 1 miliardo (Sicilia € 4,216 miliardi, Campania € 3,996 miliardi; Calabria € 1,751 miliardi; Lombardia € 1,657 miliardi e Lazio € 1,370 miliardi). La flessibilità introdotta dalla Commissione Ue tra aprile e maggio 2020 (Response Investment Initiative - CRII e CRII Plus), ha consentito, peraltro, a Regioni e Ministeri di riprogrammare le risorse non ancora impegnate nel periodo 2014-2020 dirottando € 10,4 miliardi (tra Pon e Por) su interventi legati all'emergenza pandemica, non solo in campo sanitario ma anche per il sostegno alle imprese e ai lavoratori in difficoltà.
Lo shock sul sistema produttivo e sui consumi derivante dalle misure di contenimento del coronavirus avrà intensità diversa delle passate crisi con un impatto non solo a livello microeconomico (coinvolgendo sia l’offerta, sia la domanda), ma anche ripercussioni senza precedenti nel medio e lungo termine che, indubbiamente, comporteranno una “revisione” dell'ordine economico globale (e con essa del fenomeno della globalizzazione), degli attuali paradigmi produttivi e delle relative filiere nonché del commercio internazionale.
Le risorse a disposizione dello Stato e delle Regioni, derivanti dalla riprogrammazione comunitaria attuale, o dalle eventuali anticipazioni su quella 2021-2027, dovrebbero essere indirizzate oltre che a garantire la sopravvivenza del sistema produttivo, indebolito dalla perdita di fatturato, anche per migliorare le “competenze” delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ripresa economica, di scongiurare potenziali estromissioni dalle filiere produttive e rispondere alla maggiore pressione competitiva dei prossimi anni.
Potenziali misure di intervento a favore delle imprese, che dovrebbero essere rivolte non solo per affrontare il deficit finanziario, ma anche la sottocapitalizzazione e soprattutto la sottomanagerializzazione, potrebbero essere: